domenica, gennaio 08, 2012

LETTERA APERTA A VASCO BRONDI

di quando ieri sei settembre duemiladodici ho visto per la quarta volta le luci della centrale elettrica



sembra passata una vita dalla prima volta che ci siamo visti. ero sempre con Brus, c’era anche qualcun altro, ma questa è un'altra storia che è stata già raccontata, ma che forse non racconteremo mai.
d’altronde tre anni di questi tempi sono un’era geologica e si vede.
eravamo quanti? cento? meno. ti aggiravi prima del concerto col tuo zainetto tra la gente. silenzioso e sguardo basso. probabilmente metà di quelle persone non ti avevano neppure riconosciuto. quel tuo primo concerto è durato meno di tre quarti d’ora. e per tutto il tempo te ne sei stato seduto su quello sgabello di legno e vimini. alla fine volevi riprenderti la scaletta perchè non ne avevi più.
ma si capiva che saresti diventato qualcuno. per me lo eri già da un po’, ma questo conta poco. 
nel mio piccolo ho sempre fatto il tifo per te, perchè ti volevo già bene, perchè nessuno come te sapeva tirare fuori quelle parole, che uno come me non sarebbe mai riuscito a scoprire. quegli immaginari che avevo dentro, uguali uguali. gli stessi cieli e la stessa inquietudine di provincia. 
ieri ti ho rivisto. era la quarta volta e posso dire con questo di aver seguito tutto il tuo percorso artistico, e ieri ho scoperto che, messo da parte lo sgabello sei diventato grande. sei cresciuto e tanto. tieni il palco da artista consumato, non hai perso un grammo della tua credibilità, sebbene la tua sonorità sia in gran parte rinnovata - e questo è un altro pregio - le tue parole sono vere anche se urlate non più di fronte a cinquanta persone. Gli spazi si sono fatti più grandi e le platee più importanti. e anche io adesso, dopo i teatri e i localini dove non si sente un cazzo posso urlarti in faccia tutte le tue parole con tutta la voce che ho. senza essere rimproverato.
devi solo continuare così, perchè adesso sei ad un passo dal diventare qualcosa di importate non solo per me. e te lo meriti. meriti che tutti sappiano chi è quel ragazzo che si nasconde dietro ad un nome tanto bizzarro quanto illuminante.
Vasco, io ti voglio bene. davvero. 
come posso voler bene ad un amico che vedo di rado, ma con cui ho condiviso tutte le mie emozioni più profonde. e soprattutto quelle più tristi. perchè tu sei quello che mi ha insegnato che a volte i periodi neri possono essere bellissimi.
e Vasco, a questo punto devi anche sapere che sei in assoluto la persona a cui ho regalato più soldi. e non me ne pento neanche un po’. 

con grande affetto

danco

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