lunedì, febbraio 13, 2012

THE RISE AND FALL OF MARLENE KUNTZ

un privatissimo pippone sull'importanza dei marlene kuntz e dell'irrilevanza della loro partecipazione sanremese


alle superiori andavo in classe con nic. ci conoscevamo già da qualche anno, ma si può dire che non avessimo ancora una vera amicizia. semplicemente si frequentavano gli stessi posti. che in una città come ancona sono ancora meno di quelli che si possono immaginare.
nic era quello che ai miei occhi di quattordicenne di provincia poteva definirsi un alterantivo. aveva i capelli lunghi e indossava jeans strappati. nic fumava.
ogni mattina nic arrivava a scuola col walk man e le cuffie nelle orecchie. nic ascoltava un sacco di musica. un sacco di musica che io non avevo mai sentito. gruppi che io scoprivo leggendo le copertine scritte a mano delle cassette registrate dai dischi di suo fratello. col tempo iniziò a farmi qualche cassetta anche a me. io la mattina gli consegnavo un paio di c60 e lui il giorno dopo me le riportava sverginate con tanto di copertine autoprodotte. mi piaceva tutto. nel giro di un paio d'anni era riuscito a fornirmi una panoramica completa di tutta la musica alternativa italiana degli anni novanta.
una mattina mi porta una cassetta di cui ha stampato la copertina fatta al computer. non è la copertina originale ovviamente. l'ha fatta lui. è per metà bianca e per metà nera. con le scritte sopra a colori invertiti:
MARLENE KUNTZ
CATARTICA

tutto maiuscolo.
quel giorno, al ritorno da scuola, come tutte le volte in cui nic mi portava una cassetta, subito dopo pranzo l'ho messa sullo stereo e me la sono ascoltata. lato A e lato B. non so dire perchè, forse avevo da fare altre cose nel frattempo, forse non ero dell'umore giusto, forse stavo pensando al compito in classe del giorno dopo. non me lo ricordo. ma ascoltai quella cassetta e la misi in un angolo. ora lo posso dire. non mi era piaciuta. 
quel nome però era troppo intrigante. Marlene Kuntz. il mio senso estetico esigeva che trovassi qualcosa di bello in un gruppo che aveva un nome così fico. e così in un giorno di vacanza - non so che giorno fosse, ma ricordo benissimo che era un giorno di festa, perchè passai tutta la mattinata a giocare a FIFA96 - diedi a quella cassetta dalla copertina bianconera  la sua seconda possibilità. e la cassetta bianconera non la sprecò. mi ricordo che mentre cercavo di vincere il campionato con il milan ascoltai quella cassetta almeno quattro volte di fila e quelle chitarre che all'inizio mi sembrava solo facessero un gran rumore, iniziarono a suonare e quella voce tanto sgraziata iniziò a parlare. e ascoltando bene mi resi conto che diceva cose incredibili.
ero andato. completamente in fissa. da quel giorno iniziai a leggere tutto quello che potevo su di loro. era una mania, volevo sapere tutto, ogni produzione, ogni testo, ogni particolare, quante sigarette al giorno fumava godano, tutto. 
mi ricordo vividamente il primo loro concerto che vidi. lo avevo aspettato per più di un anno e quando vennero a suonare ad ancona io ero li dalle venti e quarantacinque. era il tour di Ho Ucciso Paranoia. ed ero con nic ovviamente. da sotto il palco sentivo uscire una potenza incredibile che deflagrava in un pogo scomposto all'interno del quale non mi era mai capitato di trovarmi. ero elettrizzato. era il mio primo concerto rock. dopo cinque minuti mi volarono gli occhiali, passai dieci secondi da incubo, ma poi nic me li ritrovò in terra, non so come e non so grazie a quale dio me li ritrovò integri. lo abbracciai. e dopo anni credo di poter dire che quell'abbraccio non era solo per avermi ritrovato un paio di occhiali, ma per essere stato il deus ex machina della mia presenza in quel luogo preciso in quel preciso momento. passai il resto del concerto a cercare di non farmi investire dal pogo di decine di ragazzi più grandi e grossi di me e con lo sguardo fisso su quel tipo magro come un manico di scopa che violentava una chitarra, si dimenava col viso scheletrito coperto da una chioma uscita da un catalogo l'oreal e che sprizzava sudore come un negro in un campo di pomodori. ma con la camicia di seta. ero folgorato.
alla fine del concerto ho comprato una t-shirt nera al banchetto del merchandising. non l'ho messa mai. la custodisco come una reliquia e forse un giorno la incornicerò. come il ricordo indelebile di una serata che ha cambiato una parte del mio piccolo e privatissimo mondo. una parte che però nel corso degli anni ha rivestito un ruolo sempre più importante e grazie alla quale posso dire di aver allestito attorno alla mia misera esistenza una colonna sonora con i coglioni. 
sì. perchè è grazie a Marlene Kuntz che ho iniziato ad ascoltare musica. ed è grazie a quella serata che ho iniziato a spulciare ovunque per trovare concerti a cui andare. grazie. 

perchè tutto questo trasporto sia nato da loro e con loro credo dipenda dal fatto che nessuno come i Marlene Kuntz negli anni novanta, gli anni in cui iniziavo ad ascoltare certa roba, riuscisse a coniugare gli antipodi. un approccio underground, una sonorità distante anni luce da quello che poteva essere considerato pop, un cantato al limite della stecca, con un lirismo, un'evocativa che nessuno aveva. e tutto questo li rendeva unici ai miei giovani occhi. allora esiste qualcuno in grado di esprimere concetti non banali. pensavo. esiste qualcuno in grado di parlare di sentimenti universali in modo originale. e non li conosce nessuno. questa cosa in qualche modo faceva sentire fico anche me. ma non ero un talebano. io avevo una mania, e quindi li facevo ascoltare a più gente possibile, regalavo cassette con i loro pezzi, ne parlavo ogni volta che ne avevo l'occasione. avrei voluto che tutti li conoscessero. e che tutti li apprezzassero. perchè per me se lo meritavano. perchè erano una cosa bella e le cose belle vanno condivise.
ecco. se nel millenovecentonovantanove, dopo aver già pubblicato due dischi della madonna, fossero andati a san remo io avrei anche speso tutto quello che c'era da spendere per il televoto per televotarli. tutte le volte che il regolamento me lo avesse consentito. perchè avrei potuto dire: 
"vedete... sentite... questi sono i Marlene Kuntz. questo è il gruppo che adoro, vedete che oltre a Eros Ramazzotti c'è anche dell'altro, non credete che siano meravigliosi? no? allora non capite un cazzo!"

poi è successo che non lo so cosa è successo. forse è successo che si cambia. e soprattutto loro. adesso potete raccontarmi tutte le storie che volete sull'evoluzione di un gruppo che legittimamente sceglie i propri orizzonti. ma la qualità è una cosa che prescinde dai riff di chitarra o da una melodia. ed io la qualità che grondava nei loro primi tre lavori non sono stato in grado di ritrovarla nei seguenti. ma l'amore è cieco e nonostante cadute di stile e qualche alto e basso non ho mai smesso di aspettare l'uscita di un loro disco, per andare al negozio e chiedere: 
"ce l'avete l'ultimo dei Marlene Kuntz? è uscito oggi"
perchè comunque erano sempre loro ed anche se c'era qualcosa che mi faceva storcere il naso c'era quel pezzo, quei due pezzi che mi facevano dire:
"si però... sti cazzi... senti questo!"
ma l'amore è cieco. non stupido. l'amore è cieco fino ad un certo punto. l'amore è cieco fino a "Uno". Una merda. in quel momento ho capito che era tutto finito. ho provato non so quante volte a farmelo piacere, ma non c'è stato verso. mi ripetevo che non era possibile che avessero partorito una tale cagata. e invece ascolto dopo ascolto dovevo arrendermi all'evidenza. era tutto finito.

i Marlene Kuntz credo lo scorso anno, anzi no era il duemiladieci, hanno pubblicato un disco che si chiama - lo vado a cercare su google perchè nemmeno me lo ricordo - "Ricoveri virtuali e sexy solitudini". punto. non ci sarebbe da aggiungere altro di fronte ad un titolo del genere. e in effetti non c'è, perchè io di questo disco dal titolo quantomeno bizzarro non ho ascoltato neppure una nota. perchè per me i Marlene Kuntz sono morti. i miei Marlene Kuntz non esistono più e il modo migliore per cercare di mantenerli in quella posizione privilegiata che occupano nei miei affetti, probabilmente è ignorarli in questo momento. non pensare che una volta intitolavano i loro dischi: "il vile", non pensare che una volta scrivevano "ape regina". e quindi miei cari, a me non me ne frega un cazzo. non me ne sbatte davvero nulla se vanno a san remo, se il fatto di andarci è una marchetta, se si sono venduti oppure no. zero. 
fosse accaduto quindici anni fa sì. avrebbero portato a san remo una canzone come "infinità" e questo avrebbe avuto un senso. quest'anno canteranno una cosa che non voglio nemmeno sapere cosa sarà e che di significato non ne avrà nessuno. se non quello di far conoscere a centinaia di migliaia di massaie che dieci anni fa esisteva un gruppo il cui nome significa le fighe di marlene.

3 commenti:

danske ha detto...

non ho visto neanche 1 minuto di s.remo, non so che canzoni c'erano, chi cantava. so che ha vinto una che si chiama MARRONE di cognome. so che belen ha una farfalla tatuata sul pube e che Adriano non legge l'avvenire. stop.

danco ha detto...

io l'ho visto a tratti e la canzone dei marlene, come da pronostico non l'ho sentita. il punto su san remo sarebbe lungo. magari ci faccio un post a breve (o magari no). ma con morandi alla conduzione non poteva che vincere una che di cognome fa... marrone

danske ha detto...

è morto dulbecco.